giovedì 4 luglio 2013

Abolizione province.

ROMA - La Corte costituzionale boccia il taglio delle province. La Consulta ha infatti dichiarato l'illegittimità costituzionale della riforma contenuta nel decreto "Salva-Italia" e il loro riordino, che ne prevede la riduzione in base ai criteri di estensione e popolazione. Secondo i giudici costituzionali, il riordino delle province non è materia da disciplinare con decreto legge.

Secondo la Consulta, «il decreto-legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio». Per questo motivo, si legge in una nota, la Corte costituzionale nella camera di consiglio di oggi «ha dichiarato l'illegittimità costituzionale» del provvedimento che tagliava il numero delle province italiane (si tratta dell'art. 23, commi 4, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21 bis del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dall'art. 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011, n. 214; degli artt. 17 e 18 del decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito con modificazioni, dall'art. 1, comma 1, della legge 7 agosto 2012, n. 135 per violazione dell'art. 77 Costituzione, in relazione agli artt. 117, 2 comma lett. p) e 133, 1 comma Costituzione).

La Consulta aveva esaminato nel corso dell'udienza pubblica di ieri i ricorsi presentati dalle Regioni contro il decreto Salva Italia (decreto 201) del dicembre 2011 che con l'articolo 23 ha di fatto svuotato le competenze delle Province e ne ha profondamente modificato gli organi di governo: non più di 10 componenti eletti dai Comuni e il presidente scelto all'interno del consiglio provinciale. Sotto la lente della Corte anche il decreto 95 del 2012 sul riordino delle Province in base ai due criteri dei 350 mila abitanti e dei 2.500 chilometri di estensione in base ai ricorsi avanzati dalle autonomie.

Regge la riforma dei tribunali, si salva solo Urbino. Resiste invece al vaglio della Consulta la riforma della geografia giudiziaria: sono state infatti giudicate infondate le questioni sollevate dai tribunali di Pinerolo, Alba, Sala Consilina, Montepulciano e Sulmona contro la loro soppressione; inammissibile quella del Friuli Venezia Giulia. Solo Urbino si salva. In particolare, si legge in una nota della Consulta, «la Corte costituzionale ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148, del decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, e del decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 156, come sollevate dai Tribunali di Pinerolo, di Alba, di Sala Consilina, di Montepulciano e di Sulmona con le ordinanze di rimessione esaminate all'udienza pubblica del 2 luglio 2013 ed alla camera di consiglio del 3 luglio 2013».

La Corte ha poi «dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Regione Friuli Venezia-Giulia con il ricorso n. 179 del 2012». Infine, ha «dichiarato l'illegittimità costituzionale del decreto legislativo n. 155 del 2012, limitatamente alla disposta soppressione del Tribunale di Urbino (reg. ord. n. 66 del 2013)».

lunedì 10 giugno 2013

il caso Marò

Maro': ingoiamo bocconi amari

Lettera a Capo Stato maggiore Marina

10 giugno, 14:33


- ROMA, 10 GIU - "In questo lungo periodo trascorso in India, tanti bocconi amari abbiamo dovuto e stiamo ancora ingoiando, ma, con dignità e fierezza continueremo ad andare avanti finché Dio forza ci darà, rispettando questo Paese e dimostrando la nostra innocenza". E' uno dei passaggi della lettera che i Marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno scritto da New Delhi al capo di Stato Maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, per la festa della Forza Armata.
Se continuiamo a pensare che l'India è un paese da Terzo Mondo i marò rimarranno lì per anni.

Meditate gente.....cerchiamo di non farci prendere per i fondelli ...

PORTIAMOLI A CASA I NOSTRI MARO'!

Ballottaggi Roma

Ballottaggi: seggi chiusi alle ore 15, al via scrutinio

Secondo il primo instant poll per La7 per le comunali di Roma - con una copertura dell'80% del campione - il sindaco uscente Gianni Alemanno si ferma al 39,5%

10 giugno, 15:33

mercoledì 16 maggio 2012

Finanza greca in crisi

E’tempo di crisi in Grecia, ormai lo sappiamo tutti. Ma quello che, forse, è sfuggito a qualcuno è che la crisi economica ha colpito tutti, ma proprio tutti, i settori di mercato. Anche quello delle isole. Proprio così, tanto che i facoltosi proprietari di alcune perle dell’arcipelago greco  si stanno trovando costretti a vendere, anzi a svendere, le proprie preziose isole per correre ai ripari dal recente aumento della tassazione imposto dal governo ellenico.

La prima isola ad aver trovato un acquirente, secondo quanto riportato dal quotidiano Kathimerini, sembra essere Oxia che, messa sul mercato per circa 7 milioni di euro dai suoi proprietari, sarebbe, ora, finita nelle mani della famiglia reale del Qatar  che se la sarebbe aggiudicata, però, per una cifra un po’ più bassa, inferiore anche ai 5 milioni di euro. Questa splendida distesa di 500 ettari a 38 km dalla epica Itaca, fino a poco tempo fa prezioso gioiello della famiglia greco-australiana Satmoulis, sembrerebbe, dunque, aver trovato un nuovo illustre proprietario.

Più incerto, invece, il destino di Skorpios, l’isola che custodisce le spoglie del celeberrimo Aristotele Onassis e dei suoi figli Alexander e Cristina. Il magnate la acquistò per ben 15 milioni di dollari nel 1963 ed oggi sua nipote Athina, attuale proprietaria dell’isola, si troverebbe costretta a non poterla vendere a causa di una clausola del testamento del nonno che impedisce di mettere l’isola sul mercato a meno che non diventi impossibile poterla mantenere. Dopo essere stata accostata prima a Bill Gates e poi a Giorgio Armani, che smentirono entrambi l’intenzione all’acquisto, la proprietaria sembra ormai orientata verso la possibilità di proporre agli investitori interessati, un contratto di locazione dell’isola di 99 anni.

Diversa la situazione dell’isola di Patroclo che promette imponenti sviluppi turistici, dovuti alla posizione e alla presenza di acqua potabile, fino ad oggi ostacolati dalla mancanza di una efficace pianificazione edilizia e dalla presenza di diversi siti archeologici. Oggi i proprietari, la famiglia Giatrakos, stanno lavorando in collaborazione con un investitore canadese per poter dar vita ad un progetto che faccia fruttare al meglio le enormi potenzialità turistiche di questa splendida isola di 260 ettari che sorge a soli tre chilometri da Capo Sunion, a poca distanza da Atene e dall’aeroporto, ed il cui prezzo di vendita è stato fissato niente meno che a 150 milioni di euro.

sabato 10 marzo 2012

Finanza oggi

L'Unione Petrolifera segnala nuovi record per il prezzo della benzina legato all'aumento del Brent e spiega che alla base di questo rincaro, vi sono tensioni geopolitiche e anche altri fattori. Nella nota, l'Up precisa che la benzina ieri in Mediterraneo con 0,649 euro/litro han raggiunto il record storico assoluto, cosi' come il Brent che sempre ieri ha sfiorato i 97 euro/barile. "Per la benzina si tratta di un aumento di oltre il 17% rispetto ad un anno fa, pari a circa 10 centesimi euro/litro, a fronte di un prezzo industriale italiano (al netto delle tasse) cresciuto nello stesso periodo di poco meno del 10%, pari a circa 7 centesimi. Sempre rispetto ad un anno fa, un barile di Brent oggi costa circa 14 euro in piu'" si legge nella nota. .

Spread

I BTp sotto 300
Il sollievo, cresciuto durante la giornata pian piano che arrivavano le notizie dalla Grecia, ha interessato un po' tutti i mercati. Le Borse hanno preso il volo, chiudendo con rialzi compresi tra l'1,62% di Milano e il 2,54% di Parigi. L'onda lunga dell'entusiasmo è arrivata fin oltre l'Oceano Atlantico, facendo salire Wall Street dello 0,98% nonostante i pessimi dati americani sui sussidi alla disoccupazione. I titoli di Stato dei Paesi periferici sono stati comprati, da quelli spagnoli a quelli del Belgio. Ma gli acquisti hanno interessato soprattutto quelli italiani: i BTp decennali hanno infatti ridotto i rendimenti di 0,15 punti percentuali, chiudendo con un tasso del 4,81% (minimo da giugno).
Questo ha ridotto lo spread sui Bund (cioè il sovra-rendimento che i BTp italiani pagano rispetto ai titoli tedeschi): in mattinata è sceso fino a 292 punti base e alla fine ha chiuso a 300. Netto, ormai, il vantaggio dell'Italia sulla Spagna: i titoli decennali di Madrid ieri erano costretti a offrire un quarto di punto percentuale in più dei BTp per trovare qualcuno disposto a comprarli. Livello che non si vedeva dallo scorso luglio.
I motivi del sollievo
Il motivo di tanto giubilo generale va cercato in Grecia. Atene, che aveva chiesto ai possessori dei suoi titoli di Stato di rinunciare volontariamente al 74% dei propri investimenti, mira ad ottenere almeno il 90% delle adesioni. Ma già il mercato si accontenta del 75%: percentuale sufficiente per evitare un default «disordinato». Questo non scongiurerebbe completamente l'ipotesi di un'insolvenza, ma eliminerebbe il pericolo di un crack disastroso. Se poi le adesioni fossero superiori (addirittura oltre il 90%), allora anche il rischio di insolvenza «soft» verrebbe scongiurato nell'immediato. Oggi, in mattinata, si scoprirà la percentuale definitiva.
A sostenere i mercati, poi, un altro motivo: dopo che la Bce ha erogato finanziamenti triennali agevolati per mille miliardi di euro alle banche, l'abbondanza di liquidità si sta riversando su titoli di Stato. Questo sta obbligando anche gli investitori non europei a riposizionarsi su titoli come i BTp italiani: nel secondo semestre 2011 dall'estero erano stati scaricati BTp per 70 miliardi di euro. Escludendo gli acquisti delle banche centrali, si può stimare che gli investitori internazionali abbiano venduto circa 130 miliardi di BTp in sei mesi. Ebbene: è possibile che ora molti di quegli investitori, di fronte al rally dei mercati, stiano rientrando in Italia.
Il tunnel resta lungo
Però bisogna restare coi piedi per terra: lo swap greco non risolve certo i problemi d'Europa. Né quelli greci. Atene resta infatti in una situazione precaria: attende il nuovo pacchetto di aiuti, deve realizzare misure di austerità durissime, ha un'economia ormai al collasso. Proprio ieri le statistiche hanno comunicato che il tasso di disoccupazione è arrivato al 21%, contro il 17,3% medio del 2011 e il 12,5% del 2010. Certo, se la ristrutturazione del debito fosse andata in porto, i conti pubblici subirebbero un discreto miglioramento. Ma, secondo tanti economisti, questo potrebbe non essere sufficiente: c'è già chi scommette sulla necessità di un nuovo salvataggio quest'anno o il prossimo.
C'è poi grande timore sul Portogallo (c'è chi crede che prima o poi anche Lisbona possa essere costretta a richiedere aiuti internazionali) e una crescente apprensione verso la Spagna. Madrid, oltre ad avere un tasso di disoccupazione al 23%, ha aumentato oltre le attese il deficit dello Stato: questo fa paura. Insomma: ieri l'entusiasmo ha dominato i mercati. Ma i problemi da risolvere sono ancora tanti.